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Il Castello di Somasca, o più semplicemente noto come Rocca dell'Innominato, è un complesso fortificato risalente al XIV secolosituato tra i comuni di Lecco e Vercurago in Lombardia.


Nonostante lo stato di rudere in cui versa attualmente, le vestigia si trovano nel punto più elevato della frazione di Somasca su un'altura naturale posta a circa 420 metri di altitudine dominando l'intera area settentrionale della Valle San Martino.
Le prime notizie storiche riguardanti questo castello risalgono circa al Medioevo, quando venne costruito per un sistema di fortificazioni dell'epoca carolingia, di cui si ha ampia testimonianza nel torrione centrale (ove attualmente si trova una cappella dedicata a san Girolamo, edificata nel 1902 recuperando parti dell'originario maniero).Con probabilità la fortezza era già presente all'epoca dell'imperatore Federico Barbarossa, imperatore del Sacro Romano Impero nel XIII secolo.
La fortezza è oggi più conosciuta col nome di "Castello dell'Innominato", in quanto la tradizione vuole che l'edificio fosse stato una delle residenze di Francesco Bernardino Visconti, signore di Brignano che apparteneva a una delle più importanti famiglie nobili milanesi, ma che si era macchiato di reati gravissimi, al quale Alessandro Manzoni i ispirò ne I promessi sposi per la creazione del nobile e ignoto personaggio. È costruito sopra un'altura naturale alta circa 420 m, posizione strategica per difendersi perché da lì si può vedere la valle sottostante

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«Il castello dell’innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima d’un poggio che sporge in fuori da un’aspra giogaia di monti, ed è, non si saprebbe dir bene, se congiunto ad essa o separatone, da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di tane e di precipizi, che si prolungano anche dalle due parti. Quella che guarda la valle è la sola praticabile; un pendio piuttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle falde a campi, sparsi qua e là di casucce. Il fondo è un letto di ciottoloni, dove scorre un rigagnolo o torrentaccio, secondo la stagione: allora serviva di confine ai due stati. I gioghi opposti, che formano, per dir così, l’altra parete della valle, hanno anch’essi un po’ di falda coltivata; il resto è schegge e macigni, erte ripide, senza strada e nude, meno qualche cespuglio ne’ fessi e sui ciglioni(...)»

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