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Il volto di Borzone è un'antica scultura rupestre situata nell'entroterra del levante ligure, nel comune di Borzonasca e precisamente nella valle del torrente Penna, presso il borgo di Zolezzi, in località Rocche di Borzone.
Scoperto durante un sopralluogo del Comune per la costruzione della strada carrozzabile nel 1965, con i suoi 7 metri d'altezza è considerato la scultura rupestre più grande d'Italia e d'Europa.
Taluni lo fanno risalire al Paleolitico superiore (da circa 20.000 a 12.000 anni fa) paragonandolo ai menhir antropomorfi di Carnac.
Studi presentati recentemente, hanno invece mostrato la chiara corrispondenza con le proporzioni e le caratteristiche del Volto dell'Uomo della Sindone di Torino. Infatti sovrapponendo i trasparenti fotografici dei due volti ridotti alla stessa scala appare evidente la coincidenza, in particolare, degli occhi e del naso; di più, come nel volto sindonico, anche il volto di Borzone presenta gonfio lo zigomo alla sinistra dell'osservatore e sulla fronte i segni della coronazione di spine. Gli autori sono da ricercarsi nei monaci Benedettini della vicina abbazia di Sant'Andrea di Borzone, importante e diretta emanazione dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, luogo cruciale dell'alto medioevo italiano. I monaci potrebbero aver scolpito il volto a causa di un voto per la conversione al Cristianesimo degli abitanti della valle del Penna, in questo modo si spiegherebbe il fatto che il volto è rivolto verso quest'ultima mentre dà le spalle alla adiacente valle del torrente Borzone e quindi all' abbazia; una tradizione locale afferma, inoltre, che una volta all'anno i monaci si recassero davanti alla scultura per venerarla.

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Per tutte queste ragioni, è lecito definire quest'opera come "Volto rupestre sindonico", o, come è stato proposto, "sindone di pietra" o ancora, se si considera autentica la Sindone, come "Volto rupestre di Gesù Cristo". Il termine "megalitico", con cui è conosciuto, pare pertanto corretto solo dal punto di vista etimologico e non storico; esso non è neppure coerente con l'ipotesi paleolitica, essendo il megalitismo un fenomeno tipico del neolitico.
In ogni caso, tale scultura non ha eguali al mondo, presentandosi come un vero e proprio "unicum".

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